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Parco Naturale Monte Fenera

Scheda

Il territorio del Monte Fenera entra a far parte del sistema regionale delle aree protette nel 1987 con l’istituzione del Parco Naturale del Monte Fenera e interessa una superficie di 3378 ettari. Il parco prende il nome dal monte omonimo che si erge, possente e solitario, sopra i rilievi della bassa Valsesia e che, per il suo profilo, è riconoscibile dalla pianura novarese e vercellese. Assai interessante per gli aspetti geologici, il monte Fenera, presenta sui versanti occidentali numerose grotte, alcune delle quali sono di notevole interesse archeologico e paleontologico, in quanto hanno rilevato segni unici in Piemonte della presenza dell’uomo di Neanderthal, vissuto in questi luoghi circa a partire da 300.000 anni fa e dell’Orso delle Caverne (Ursus Spelaeus), estintosi 20.000 anni fa. Il monte Fenera è un vero microcosmo, molti gli ospiti d’eccellenza fra questi la cicogna nera (specie assai rara che fino alla metà degli anni '90 frequentava il parco e vi nidificava), il picchio muraiolo, il falco pellegrino.

Anche la flora del parco presenta alcune rarità come la daphne alpina, la vite selvatica, la lingua cervina e la felce florida. Nel parco si trovano anche alcune emergenze architettoniche quali il Santuario del Crocefisso di Boca esempio di sperimentazione progettuale dell’architetto Alessandro Antonelli, le chiese di Soliva e Castagnola di stile neoclassico.
Carta d'identità dell'area
Nome Descrizione
Categoria IUCN Categoria V
Superficie (Ha) 3378
Comuni associati Boca, Borgosesia, Cavallirio, Grignasco, Prato Sesia, Valduggia

Documenti

Centri Visite - Musei

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Nome Descrizione
Descrizione Dal 1 maggio 2013 la “Casa delle Grotte di Ara” è un vero e proprio Centro Visite per tutta l’area del Parco Naturale del Monte Fenera.  Al piano terra i visitatori potranno ricevere...
Indirizzo 28075 Grignasco NO, Italia
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Nome Descrizione
Descrizione Probabile ex casa di "Giudicaria" del XVII Secolo restaurata alla fine degli anni '90, attualmente è la sede operativa dell'Area del Monte Fenera.
Dispone di una biblioteca, di una sala conferenze...

Foto

Archeologia

Bando i Luoghi della Cultura - Fondazione Compagnia di San Paolo

A seguito dell'ammissione a finanziamento del bando "I luoghi della cultura" da parte della Fondazione della Compagnia San Paolo il Parco in collaborazione con l'Università di Ferrara ha realizzato un progetto che prevedeva la musealizzaione e la messa in sicurezza delle grotte del Monte Fenera.

Gli interventi hanno riguardato le grotte del Belevedere del Ciutarun e la Ciota Ciara

In particolare il Parco ha provveduto ad interventi di messa in sicurezza delle grotte, alle mofdifiche delle cancellate di accesso per facilitare l'ingresso ai chirotteri, al restauro di alcuni muretti a secco nei pressi della grotte.

Educazione Ambientale

Anche quest'anno sono disponibili le proposte per le attività didattiche di educazione ambientale per l'anno scolastico 2024-2025, organizzate dalle Guide Ufficiali delle aree protette della Valsesia e rivolte alle scuole dell'infanzia, scuole primarie e scuole secondarie di primo grado e secondo grado.

Tutte le informazioni relative alle attività sono disponibili nel documento allegato.

Flora

La conformazione del territorio del Parco, degradante dagli 899 metri della punta del Monte Fenera ai 300 metri s.l.m, la varia esposizione dei versanti e l’abbondante presenza di corsi d’acqua, anche se a regime prevalentemente torrentizio, caratterizzano la notevole varietà di piante ed essenze arboree, anche rare, esistenti.
Il 93% della superficie del Parco è coperta da boschi con prevalenza di castagno, utilizzati per la produzione di legna da ardere e paleria, in cui è possibile incontrare ancora piante secolari un tempo destinate alla raccolta dei frutti.
Al castagno si accompagnano altre specie quali il frassino, la farnia,il rovere, il cerro, la betulla, l’acero, il pioppo tremolo, il ciliegio selvatico, il salice e il sorbo montano; la robinia ha invaso le colline meridionali, mentre negli avvallamenti umidi e lungo i torrenti è presente l’ontano ed il pioppo nero.
A settentrione, nei versanti più freschi, è ben presente il faggio,mentre a sud, su pareti rocciose e terreni calcarei, si trova l’orniello, tipica essenza di ambiente mediterraneo a cui appartengono anche il pungitopo ed il ginepro che si trovano in abbondanza.
Le conifere naturali (pino silvestre) sono presenti in modo sporadico mentre più diffuse sono quelle d’impianto, preferite dall’uomo per la rapidità di accrescimento (come il pino strobo). Tra gli arbusti tipici nei boschi si trovano il nocciolo, il corniolo, la sanguinella, il sambuco, il biancospino, l’evolino, il crespino ed il ligustro.
Tra le piante erbacee oltre alle presenze più comuni di elleboro, ciclamino, polmonaria, campanellino, croco e dente di cane, vanno segnalate specie più rare come la Daphne alpina, la laureola, la mezereum, l’iris graminea e la vite selvatica o rarissime, di elevato valore ornamentale, come la lingua cervina, la felce florida ed il capelvenere.
Nel Parco esistono oltre 800 diverse specie botaniche.

Storia

Attraverso i secoli, a partire dal Paleolitico Medio fino ai giorni nostri, si ha sul Fenera una continua presenza umana con genti molto diverse che si sono succedute nel tempo lasciando importanti tracce del loro passaggio.
Dai rozzi strumenti di pietra dell’uomo di Neandertal, dopo molti millenni si perviene alla ceramica del Neolitico ed agli oggetti di metallo per arrivare all’epoca Romana con monete in bronzo e in argento e, probabilmente, nel tardo romano o primo Medioevo, ai più antichi segni dell’industrializzazione della valle con i resti di una fucina per la lavorazione del ferro.
Infine il Medioevo ci ha lasciato più evidenti testimonianze con le murature a spina del sec. XII, le rovine del Castello di Robiallo, il sistema a castra sviluppato lungo le vie commerciali ed i nuclei frazionali situati a valle risalenti al 1300; lo sviluppo urbanistico a quote superiori è avvenuto invece in tempi successivi tra il XV - XVI sec.
Successivamente le testimonianze della presenza dell’uomo diventano sempre più evidenti e ricorrenti: l’itinerario del Cinquecento e del Barocco è documentato dalla chiesa parrocchiale di Grignasco e dalla cappella di S. Antonio a Casa Negri e si sviluppa attraverso le chiese e gli oratori dei nuclei frazionali, in quota come ad es. a Colma, Maretti e sulla cima del Monte Fenera.
L’itinerario dell’architettura antonelliana e del tardo Neoclassico è documentato dalle chiese di Soliva, Castagnola e del Santuario di Boca.
Testimonianze più recenti relative ad una vita rurale e pastorizia sono identificabili negli alpeggi (Alpe Fenera, ai Camini, …), nei nuclei frazionali caratterizzati, sino al 1960, da case abitate con i tetti in paglia, nelle manifatture quali le concerie ed i mulini, localizzati lungo i corsi d’acqua, infine le cave con i carrelli trasportatori e le strade di collegamento con le fornaci.
Le ultime testimonianze di importanti eventi storici sono relative alla guerra partigiana vissuta e partecipata con particolare intensità dalle popolazioni locali che hanno sofferto la perdita di parenti:lungo i sentieri del Parco si possono infatti incontrare numerose lapidi di caduti.

Geologia

Il Monte Fenera costituisce l’unico grande complesso di rocce sedimentarie della Valsesia. La base del rilievo è formata da scisti gneissici di probabile età pre-cambiana, sulla quale poggia una formazione di porfidi quarziferi rosso-bruno del Paleozoico; segue la serie di rocce calcareo-dolomitiche molto carsificate del Trias (Era Mesozoica), che si estende per uno spessore di circa 300 metri in tutta la zona mediana del monte e che si evidenzia per le chiaretinte della parete Ovest.
Sopra le dolomie si succedono fino alla vetta formazioni del Giurassico (Lias inferiore e medio) con resti di fucoidi e di ammoniti.
Verso la fine dell’Era Cenozoica, durante il Pliocene, il mare invadeva ancora la Pianura Padana e si insinuava nelle Valli Alpine: infatti, nei depositi marnosi, formatisi circa 5 milioni di anni fa, si possono rinvenire molte forme di molluschi e di flora subtropicali.
La struttura del monte è interessata da due fratture principali (faglie) dovute ai movimenti di dislocazione di età “alpina”: una in direzione ENE-WSW (linea della Cremosina), l’altra,ortogonale alla prima, circuisce il fianco orientale del monte stesso.
Oltre alle due faglie di cui si è fatto cenno, i banchI calcareo-dolomitici sono interessati da numerose altre fratture e fessurazioni di origine tettonica dovute alla scarsa plasticità della roccia. in esse l’azione dell’acqua è stata molto attiva, sia chimicamente, sia meccanicamente, instaurando una complicata circolazione in diverse cavità della dolomia.

Preistoria

La struttura carsica di una notevole parte del Monte Fenera è di primaria importanza per la Preistoria della Regione, perché ha generato la formazione di numerose cavità, di cui alcune, aprentesi nella zona mediana della parete Ovest del Monte, tra i 630 e 700 metri, hanno reso resti fuanistici dal Pleistocene (Era Quaternaria), associati a “industrie” e a “culture” di gruppi umani diversi che si sono succeduti nel tempo almeno da 70 mila anni fa. Tuttavia ulteriori ricerche potranno sicuramente fornire informazioni su epoche più antiche.
Alcune grotte del Fenera (Ciutarun, Ciota Ciara) sono dette “a orso” per l’alta percentuale di rinvenimenti d’Ursus spelaeus (orso delle caverne): circa il 90% sul totale della grossa fauna pleistocenica.
Si ritiene che l’orso abbia frequentato la Valsesia in un periodo piuttosto antico della glaciazione di Würm (70-80 mila anni fa). Il rinvenimento del Rinoceronte della specie a fauna calda “Dicerorhinus mercki JAEGER” nel territorio di Ara (1871), potrebbe datare i più antichi reperti del Fenera ad almeno 200 mila anni fa, quando uomini della specie “Homo erectus” vagavano nella Pianura Padana.
Della fauna fossile del Fenera meritano di essere ricordati il Leone delle caverne, l’Orso bruno, lo Stambecco, il Cervo, il Cinghiale, il Castoro, la Lince e la Marmotta.
La peculiare importanza del Fenera è dovuta soprattutto al rinvenimento nelle cavità, insieme alla fauna pleistocenica, di una pluralità di industrie litiche dell’Uomo di Neandertal (Paleolotico medio), dette musteriane, su scheggia, con prevalenza di denticolati di vario tipo, in particolare raschiatoi in quarzite.
Il Neandertal, sottospecie arcaica dell’uomo moderno, vissuto in Europa da 85 mila a 35 mila anni fa, è quindi coevo ai reperti faunistici del Pleistocene (Orso delle caverne ed altri). L’importanza del Fenera è anche dovuta al suo isolamento geografico: infatti nell’Italia Nord-occidentale, esclusa la Liguria, non vi sono altri depositi paleolitici in sequenza stratigrafica; inoltre l’eccezionalità della Preistoria del monte è attualmente accresciuta dal rinvenimento (1989) di due denti dell’uomo di Neandertal, probabilmente unici dell’Italia dell’arco Nord-alpino.
Sul Fenera, dopo l’epoca del Neandertal, si sono rinvenuti strumenti litici del Paleolitico superiore, forse di 10 mila anni fa, segni di cultura del Neolitico, delle Età dei Metalli e successive fino al V sec. d.C.
Reperti di caprovini hanno fornito informazioni sulle abitudini alimentari di gruppi di pastori vissuti nella Regione circa 3 mila anni fa.
Le cavità di interesse preistorico del Monte Fenera non sono fruibili liberamente e singolarmente, ma l’accesso è normato dal regolamento di fruizione.

Documenti

Vino - Boca D.O.C.

Riconosciuto D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata)
con decreto del Presidente della Repubblica in data 5 settembre 1969.
Questo prezioso vino, prodotto in quantità limitata è prodotto da uve raccolte nella zona di produzione compresa nei comuni di Boca, Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco e non può essere messo in commercio se non dopo invecchiamento almeno di 34 mesi di cui minimo 18 mesi in botte di rovere o castagno.
Ha un colore rosso rubino con riflessi mattone/granato con l'età. Il profumo ricorda la viola mammola. Si accompagna ad arrosti, selvaggina e formaggi.

Fauna

Pur essendo coperto per la massima parte da boschi, le peculiarità faunistiche appartengono anche ad habitat differenti per la presenza delle pareti verticali di dolomia, dei coltivi e delle aree di brughiera alberata, queste ultime sviluppate ai limiti del Parco. All’interno del Parco è possibile individuare due tipi di formazioni arboree: una caratterizzata dalla presenza di piante imponenti e senescenti, l’altra con prevalenza di piante di modesto diametro.
Nella prima, con ex castagneti da frutto si trova una fauna tipica indicatrice della vetustà del bosco: tra gli uccelli il Picchio rosso minore, il Picchio muratore o rampichino; tra i mammiferi la Martora ed il Ghiro.
Nella seconda, come nelle boscaglie di ricostruzione, troviamo specie diverse quali lo Scricciolo, la Capinera ed il Toporagno, frequentatori abituali di formazioni arbustive.
Fra i vari ambienti si evidenziano habitat particolari come quelli rupicoli delle pareti calcaree dove vivono animali, soprattutto uccelli, che raramente si trovano altrove in Valsesia, come il Falco pellegrino, la Rondine montana ed il Picchio muraiolo.
Anche i coltivi, costituiti da prati, orti, frutteti e vigneti hanno un’importanza vitale per la diversificazione delle specie animali che li frequentano nelle fasce di transizione (ecotono). Troviamo ad esempio: il Torcicollo, il Picchio verde e il Frosone fra gli uccelli; il Capriolo e la Lepre tra i mammiferi, che utilizzano le colture per pascolare ed il bosco per riposare.
In particolare il vigneto ospita specie da esso dipendenti in modo esclusivo, come la Tortora, il Canapino e lo Zingolo nero.
Nella brughiera, che presenta una vegetazione rada e stentata dovuta al terreno arido ed al passaggio del fuoco, albergano animali di particolare interesse ecologico-naturalistico come il Succiacapre ed il Falco Pecchiaiolo.
L'elemento di spicco dell'avifauna nell'area protetta è rappresentato senza ombra di dubbio dalla Cicogna Nera. Nel 1994 è stato rinvenuto infatti, proprio all'interno del Parco, il primo nido scoperto in Italia.
La maggior apertura e la possibilità di una migliore esposizione al sole propria di questo ambiente, favorisce la vita dei rettili quali il Ramarro, il Biacco e la Vipera comune che sono prede comuni del Biancone, grande rapace che popola i cieli del Parco assieme alla Poiana ed al Nibbio bruno.
In autunno, il territorio del Parco è interessato da due cospicue direttrici di migrazione seguite da migliaia di uccelli che, in direzione NE - SO si spostano verso le aree di svernamento del Mediterraneo. Soprattutto in ottobre è possibile vedere grossi voli di Columbidi, Corvidi, Fringillidi e Turdidi, accompagnati da rapaci come alberelle reali, sparvieri e gheppi.

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